Chi sono

CHI SONO

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Dopo la laurea specialistica in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova, ho completato la mia formazione frequentando la Scuola quadriennale di Psicoterapia ad indirizzo Psicoanalitico Relazionale di Brescia. Successivamente ho svolto il Corso di Specializzazione in Psicologia Giuridica in ambito penale.

Sono iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia (N° di iscrizione: 03/16417) ed esercito la professione presso il mio studio di Erbusco (Bs) e presso il Centro Clinico dell’Istituto di Psicologia Psicoanalitica che si trova a Brescia in via Giuseppe Guerzoni.

Collaboro inoltre con il “Consultorio Familiare C.I.D.A.F” di Travagliato, offrendo ad adolescenti ed adulti percorsi di supporto psicologico.

In qualità di “Psicologa di Area” della zona Franciacorta, Sebino e Valcamonica per la Cooperativa Sociale “Casa dello Studente”, individuo, per i bambini e gli adolescenti che partecipano al “dopo-scuola” nelle 10 filiali dell’Area, strategie funzionali inerenti al metodo di studio, che vengono poi condivise con la scuola e la famiglia. Elaboro, inoltre, piani di supporto scolastico per bambini ed adolescenti con disturbi specifici dell’apprendimento ed altre patologie psicologiche e organiche, monitorandone l’inserimento all’interno delle filiali del doposcuola.

Sono poi responsabile, all’interno della medesima Cooperativa, del progetto orientamento, che si ripropone di orientare i ragazzi nella scelta consapevole della scuola secondaria di secondo grado (le superiori) nonchè dell’università, tramite l’approfondimento della conoscenza di sé e la ricerca di una consapevolezza dei propri interessi, aspirazioni professionali e competenze. Infine, fornisco uno sportello di ascolto per gli studenti nella Scuola secondaria di primo grado di Trenzano e svolgo perizie psicologiche in qualità di Consulente Tecnica di Parte, nell’ambito del processo penale.

Cosa offro

COSA OFFRO

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Mi occupo di Consulenza, Sostegno Psicologico e Psicoterapia per persone che si trovano ad affrontare situazioni che sono fonte di sofferenza e disagio psicologico, tra cui:

Disagi personali e relazionali;

– Difficoltà con il proprio partner nella vita affettiva e/o sessuale;

– Difficoltà nell’affrontare momenti critici e di cambiamento;

– Difficoltà legate alle varie fasi del ciclo di vita;

– Difficoltà a prendere decisioni che riguardano il presente e il futuro;

– Condizioni di scarsa autostima e insicurezza;

– Disturbi d’ansia e attacchi di panico;

– Disturbi depressivi;

– Disturbi psicosomatici e sintomi fisici;

– Disturbi derivanti da eventi traumatici o vissuti come tali;

– Fobie, angosce e paure;

– Disturbi legati all’alimentazione;

– Stress lavorativo.

Con particolare riferimento agli adolescenti, di cui mi occupo molto nell’ambito delle mie attività professionali, le problematiche più comuni che affronto sono:

Comportamenti aggressivi o conflitti con i genitori;

– Disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, obesità);

– Problemi a scuola (svogliatezza, difficoltà a concentrarsi, disturbi dell’apprendimento);

-Depressioni che portano ad atti autolesionistici e idee suicidarie.

Come intervengo

COME INTERVENGO

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Il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi” M. Proust

Ritengo fondamentale “mettersi nei panni” di chi ho davanti, imparare a pensare come lui, per vivere ciò che sente e prova, sulla mia pelle: solo sintonizzandosi profondamente con la Persona si riesce a comprendere la sua sofferenza e ad accompagnarla verso l’origine dei suoi disagi.

Il mio orientamento teorico (Psicoanalisi Relazionale) si ripropone, infatti, di comprendere i fenomeni psicologici non come meccanismi intrapsichici isolati (concezione derivata dalla teoria pulsionale di Freud), ma come formati dall’incontro di soggetti in relazione tra loro (orientamento che discende dal lavoro di Mitchell e Farbain). L’esempio classico è la relazione madre/bambino: fin da piccolo infatti, il bambino è portato a reagire a seconda di come la madre interagisce con lui, e il suo obiettivo primario è quello di mantenere il legame a tutti i costi, anche se problematico.

Nel percorso della terapia vengono quindi “messe in scena” le vecchie esperienze relazionali della Persona che non sta bene e soffre. L’obiettivo è ricreare un’occasione per riparare esperienze relazionali mal riuscite. Vivere una relazione nuova all’interno della terapia, offre la possibilità di un’evoluzione, tramite l’esperienza diretta di una nuova modalità di “essere con” l’altro.

Questo percorso è particolarmente delicato nel caso in cui la Persona stia attraversando la difficile fase dell’adolescenza, a cui sono personalmente molto interessata. Durante l’adolescenza, infatti, avvengono cambiamenti su vari livelli (maturazione fisica, fantasie nuove e preoccupazioni), che spingono la persona ad una ridefinizione e riorganizzazione del proprio sé rispetto a se stesso e agli altri. Altro cambiamento importante è la spinta all’indipendenza dalle figure genitoriali nonchè la volontà di stabilire nuove relazioni e legami con i coetanei. Infine, si avverte fortissima l’esigenza di salvaguardare la propria privacy e aspetti legati al Sé.

In questo percorso, il terapeuta si offre all’identificazione con l’adolescente attraverso quanto lui ed i genitori comunicano, dando luogo ad un “effetto-specchio” che permette all’adolescente il riconoscimento di aspetti di sé parziali. In particolare, egli deve comprendere cosa l’adolescente gli sta comunicando, identificarsi con lui e rimandargli l’immagine che si è costruito mediante questa identificazione. Ciò è possibile tramite un ascolto profondo, una comprensione empatica e la capacità d’identificazione con vari oggetti presenti nel mondo interno dell’adolescente.

Perché lo psicologo

PERCHE’ LO PSICOLOGO

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Decidere di chiedere aiuto ad uno psicologo è una scelta difficile. Spesso si ha paura che venga vista e interpretata come un segno di debolezza. In altri casi si teme addirittura che rivolgersi ad un professionista sia da fare solo se si è in una situazione di grave malattia mentale.

Non è così; chiedere una psicoterapia o semplicemente un colloquio di consulenza non è segno di debolezza, e non è necessario solo in caso di malattia mentale: significa essere consapevoli che c’è un problema, una difficoltà che impedisce di vivere una vita serena e tranquilla.

È possibile quindi ribaltare la visione che molti hanno e vedere il “chiedere aiuto” come un grande gesto di forza e di coraggio di investire in un percorso che ci aiuti, guardandoci dentro, a capire cosa non va e ad attivarci per trovare una soluzione e ritornare così ad essere felici e sereni.

Può capitare a tutti di attraversare un momento difficile, essere confusi e non capire qual è la via: avere l’aiuto di una persona competente può essere il punto di partenza per ripartire.

Proprio come un albero, entro certi limiti, riesce a crescere intorno ad un ostacolo in modo da esporre le foglie ai raggi del sole che alimentano la vita, cosi il Sé, nella sua ricerca evolutiva, abbandonerà il tentativo di continuare in una particolare direzione e cercherà di procedere in un’altra.” E. Kohut

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Dott.ssa Eliana Fieni
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